Il volontariato

Il volontariato costituisce un’esperienza unica per chiunque decida di usufruire di questa opportunità per recarsi in loco e aiutare i missionari. Questa forma di aiuto rappresenta un momento di crescita e arricchimento personale, ed è una vera ricchezza sia per chi dà, sia per chi riceve aiuto.

Nelle missioni sostenute dall’associazione, i volontari sono sempre i benvenuti, specialmente se dispongono di un’adeguata formazione. Infermieri, personale medico o paramedico e artigiani di ogni professione sono particolarmente apprezzati.

Un periodo “efficace” di “volontariato personale” dovrebbe durare almeno tre settimane, sia per il volontario, sia per i vantaggi che ne può trarre la comunità. I missionari apprezzano molto anche l’aiuto di chi ha meno tempo a disposizione.

Per quanto concerne l’Africa è auspicabile una discreta conoscenza della lingua inglese.

La pianificazione e la realizzazione dei diversi progetti è fattibile solo grazie al sostegno e alla presenza di diversi volontari. Normalmente i soggiorni in terra di missione per la realizzazione dei progetti avvengono nel corso dei mesi di dicembre/gennaio.

Per informazioni inerenti a un “volontariato personale” prego contattare la responsabile e persona di riferimento del comitato Iwanka Crameri, reperibile tramite mail: iwanka.crameri68@bluewin.ch

Per informazioni inerenti a un “volontariato realizzazione progetti” prego contattare la persona di riferimento del comitato Marco Crameri, reperibile tramite mail: marcocrameri73@gmail.com

Tramite i testi sottostanti diversi volontari descrivono la propria esperienza e ci rendono partecipi. Grazie di cuore a tutti!

Testimonianze

Testimonianza di volontariato in Africa e in Ecuador

Ricordo la mia prima volta in missione, avevo solo 6 anni quando i miei genitori mi fecero scoprire questo mondo meraviglioso di aiuto al prossimo in terra straniera. Da quel momento, ogni volta che si parte per un progetto, è come innamorarsi di nuovo di quella vita dedicata al prossimo.

Quando si realizza un progetto la cosa che mi colpisce ogni volta è la gratitudine e la felicità che la gente del posto ti trasmette e ti senti come se ti aiutassero più loro a dare una svolta positiva alla tua vita che il contrario.

Le cose più importanti prima di una partenza missionaria sono rendersi conto di dove si va e cosa si va a fare: il volontariato non significa una vacanza alternativa ma un donare il proprio tempo e le proprie energie a chi ne ha più bisogno.

Ringrazio i miei zii e i miei genitori per avermi fatto conoscere questo mondo, perché senza questa parte, oggi, non sarei me stesso.

Simon Crameri

Severino racconta le sue esperienze di volontariato

Non è semplice descrivere certe emozioni a parole. Nel 1986, dopo 20 anni di servizio in veste di guardia di confine ho deciso di realizzare uno dei miei più grandi sogni: andare in Africa. Con due amici sono partito per il Kenya, precisamente nella località di Tuuru, dove i fratelli Crameri sono missionari. Per la durata di un mese abbiamo svolto diversi lavori in missione e in campagna. Abbiamo aiutato le suore con i bambini diversamente abili. A gennaio abbiamo raccolto le patate, accudito il bestiame, fatto mazziglia e quant’altro. Dei circa mille bambini che frequentano la scuola, più o meno 600 dormono nella missione. Imparano a pulire la camera, rifare il letto e a lavare i vestiti. Ognuno di loro ha le proprie stoviglie per gli alimenti. Di questi bambini mi è rimasto un ricordo indelebile. Ti corrono incontro, ti saltano addosso, ti abbracciano, ti toccano i capelli, ti guardano le scarpe, ti circondano d’amore. Per una caramella o un pezzetto di cioccolato ti regalano il sole. Ognuno di loro ha una storia che noi solo difficilmente possiamo riuscire a comprendere. Penso a chi è affetto da aids, a chi è diversamente abile, agli orfani, alla povertà e alla fame.

Alla fine del nostro operato abbiamo avuto la possibilità di fare un safari. Abbiamo visto giraffe, elefanti, leoni, iene e un ghepardo che mangiava una gazzella a pochi metri da noi. Da questa mia esperienza in Africa ne sono seguite altre due altrettanto appaganti. Dopo l’avventura in Kenya, sono partito per l’Ecuador, precisamente per Esmeralda, dove il lavoro di certo non mancava. Durante il mio soggiorno, abbiamo realizzato diverse ristrutturazioni, tra cui l’abitazione della missione della chiesa, la residenza per volontari e un rifugio per i giovani abbandonati. Pure quest’esperienza rimarrà impressa nella mia memoria.

Sono ritornato in Ecuador per ben due volte. La soddisfazione di poter aiutare questo popolo è stata indescrivibile. Ho potuto approfondire, conoscere e comprendere un’altra etnia, rendendomi nuovamente consapevole di quanto siamo fortunati a vivere nella nostra piccola Svizzera.

Non solo oltreoceano, ma anche in diversi paesi dell’Europa orientale, ho avuto l’opportunità di svolgere attività di volontariato. Nel 2002, dopo la guerra dei Balcani, io e il mio caro amico e compianto Andrea Compagnoni ci siamo recati per la prima volta in Croazia. Abbiamo consegnato mobili di vario genere e abiti alle famiglie alle quali la guerra aveva tolto tutto. Siamo tornati in questo paese una decina di volte e siamo sempre stati accolti con grande calore. Anche qui i bambini ci correvano incontro sapendo di ricevere una qualche leccornia.

Ho vissuto altre esperienze simili in Romania, nelle vicinanze di Bucarest, dove abbiamo portato mobili, biciclette, piccoli mezzi agricoli e provviste. Vedere le persone accoglierci a braccia aperte nonostante la povertà riempiva il mio cuore di gioia.

Anche in Moldavia abbiamo aiutato famiglie che vivevano in abitazioni disastrate. Ricordo un episodio toccante nella periferia di Cisiano, dove abbiamo assistito una famiglia nel ristrutturare una stanza per le loro figlie, che dormivano su un pagliericcio per terra. Quando hanno visto due letti completi di materasso, ci sono corse incontro e ci hanno abbracciato. Dalla commozione non sono riuscito a trattenere una qualche lacrima. Questo paese, che un tempo faceva parte della Russia comunista, aveva urgentemente bisogno d’aiuto. Grazie agli IUVP, siamo riusciti a portare due camion carichi di mobili, vestiti e generi alimentari di prima necessità.

Ora è il turno dell’Ucraina: due autotreni e alcuni furgoni hanno già raggiunto questo paese in guerra. Ma quando avrà fine tutto ciò? Dalle mie esperienze ho appreso molto e sono sempre più consapevole del fatto che noi viviamo nel benessere, mentre nel mondo c’è e ci sarà sempre chi ha bisogno di aiuto. Quindi, se avete la possibilità e il tempo di fare volontariato, non esitate. Vi sentirete estremamente contenti e appagati. Questo è il consiglio che vi dà uno che di volontariato ne ha fatto tanto e che continuerà a farlo finché la salute glielo permetterà.

Severino Passini

Impressioni di una prima esperienza in terra di missione

2014 Progetto piastrelle

Da un po’ di tempo nella mia mente c’era l’intenzione di fare un’esperienza di volontariato. La mia meta intenzionale era l’Africa. Un giorno mi arriva una telefonata da un’amica, la quale mi dice: che ne dici dell’Ecuador invece dell’Africa?… ho avuto bisogno di un attimo di tempo per riflettere e poi accettare la sfida. Parlo di sfida perché per me non è stato facile decidere di allontanarmi dai miei figli per un periodo così lungo. Inizialmente avremmo dovuto partire per tre settimane, ma poi divennero quattro.

Tutto pianificato a dovere e partii senza avere la minima idea di cosa mi aspettasse. Sapevo che avrei dovuto occuparmi della cucina e poco più. Dopo un lunghissimo viaggio arrivai a Esmeraldas, i miei occhi non si stancavano di osservare, osservare ed ancora osservare. Case molto colorate e semplici, molta gente fuori casa, musica a tutto volume. Come primo impatto noti la semplicità e l’allegria delle persone, non vedi la povertà. Dopo i primi giorni passati a cucinare, volevo fare altro… e mi ritrovai a fare il manovale piastrellista, nella vita c’è davvero sempre qualcosa di nuovo da imparare.

Un dì suor Giusy decise di farci fare una visita nei quartieri più poveri, non trovo nemmeno le parole adatte per descrivere ciò che ho visto, eppure erano sempre sorridenti! Tantissimi bambini che si riversavano nelle viuzze, a piedi nudi e con una visibilissima malnutrizione. Finita la visita, tornammo alla missione, ma nella mia mente non riuscivo ad allontanare la visione pomeridiana. Un pomeriggio Toccante, dove l’aspetto Emozionale mi ha accompagnata a lungo.

A fine esperienza mi soffermo spesso a pensare alla nostra realtà, abbiamo davvero tanto ma troviamo qualcosa per il quale lamentarci quotidianamente e non siamo contenti, loro non hanno nulla, eppure sanno fare una cosa molto importante, SORRIDERE. Mi sento di consigliare questa esperienza, si va per donare e ti ritrovi a ricevere.

Laura Maffina

Esperienza a Nairobi, Kenya 2024

È passato ormai qualche mese da quando siamo state in Kenya e abbiamo passato un’esperienza indimenticabile, piena d’amore.

Siamo partite appena dopo Natale, un momento così importante che ogni anno ti fa riflettere e porre nuovi obiettivi. Avevamo in mente un viaggio diverso, qualcosa che non ci avrebbe mostrato solo il mondo ma ci avrebbe aperto il cuore. Ma è stato più di questo. 

Arrivate in aeroporto a Nairobi c’erano due suore che ci aspettavano felici e ci hanno portate nel centro, dato le chiavi dell’alloggio e qualcosa per cena.

I primi giorni sono stati intensi: al centro sono tutti abituati ai volontari e conoscono gli orari e quello che c’è da fare, tutti tranne te. Suor Andreina ci mette meno di 5 minuti a metterti in braccio un bambino o una bambina che subito con i suoi occhioni ti abbraccia il cuore, ma tu stai ancora provando a capire qual’è il tuo posto e come poterli aiutare. È un momento che fa riflettere e le paure e aspettative si trasformano. 

Il nostro compito era accudire i bambini più piccoli (neonati e bimbi fino a 5 anni ca.) durante tutta la giornata. I bimbi hanno un ritmo fisso e la loro giornata è pianificata: alle sei ci si sveglia, si va sul vasino, si mangia il porridge e si va a fare il bagnetto. Dopo averli incremati, vestiti e preparati si va a giocare, dentro o fuori a dipendenza del tempo, e poi si mangia di nuovo e si torna a giocare fino a pranzo. Dopo il pranzo è l’ora del pisolino, e anche noi avevamo un attimo di pausa pranzo fino alle tre circa. Al risveglio tutti prendevano in fila la medicina e poi a giocare fino a cena. Stavo dimenticando i pannolini, ovviamente di quelli ne abbiamo cambiati parecchi.

Il momento che ho proprio adorato era dove li preparavamo per andare a dormire, alcuni erano dolcissimi e avevano sempre voglia di giocare o delle coccole, altri scappavano e scendevano dal letto per giocare a prendersi o volevano essere presi in braccio. Insomma, finché tutti dormivano ci voleva un attimino, ma più o meno per le 19:40 avevamo sempre finito. Stravolte ma beate di come era andata la giornata e di quanto avevamo potuto fare per loro.

Durante queste giornate che potrebbero sembrare monotone abbiamo dato ma soprattutto ricevuto tantissimo amore, abbiamo imparato tantissimo sia dai bambini che dalle suore e mamme che li accudiscono. Abbiamo ascoltato storie di vita che mai avremmo creduto reali se solo non le avessimo intraviste anche nei loro occhi.

Sono rimasta colpita da quanto impegno ci mettano le suore e le mamme tutti i giorni, dalla loro pazienza. Dei bambini mi ha stupito molto quanto siano indipendenti: già da piccolissimi mangiano da soli e non hanno bisogno di qualcuno che stia con loro sempre.

L’ultimo giorno abbiamo offerto a tutti la pizza, suor Andreina ci ha accompagnate a ordinarle e abbiamo cenato tutti insieme, erano tutti super felici e quando abbiamo messo a letto i più piccoli abbiamo capito quanto ci sarebbe mancata quella routine con loro.

Prima di partire ci siamo preparate, abbiamo chiesto consigli, letto pagine su internet, fatto le vaccinazioni e preparato la valigia con antizanzare e Malarone. Ma niente di tutto ciò era più importante quando eravamo lì: quello che abbiamo imparato e visto ce lo porteremo per sempre nel cuore.

Non dimenticherò mai quest’esperienza e spero di tornare un giorno al Cottolengo Center di Nairobi e rivivere questi bei momenti con loro.

Grazie mille all’organizzazione, a Iwanka e a don Giusto e le suore del Cottolengo Center per averci accolte.

Gianna Raselli

Kenya, Nairobi, Tuuru 2023-2024

Ristrutturazione alloggio operatori/missionari

Da anni mio marito esprimeva il desiderio di tornare in Africa, lui con altri volontari ci era già stato una trentina di anni fa, ora che i nostri figli sono cresciuti, voleva che anch’io avessi l’opportunità di vedere dove i suoi zii missionari hanno trascorso la loro vita facendo del bene, aiutando le persone bisognose e accogliendo tanti bambini abbandonati e malati di HIV.

Nel dicembre 2023 il desiderio si è concretizzato e siamo partiti con un gruppo di volontari che tutti gli anni si dedicano a realizzare vari progetti in Kenya ed Ecuador. Nonostante che negli anni avessi sentito varie testimonianze fatte da volontari che erano stati in precedenza, il mio stupore una volta arrivata, prima a Nairobi da Don Giusto e poi a Tuuru da Don Fiorenzo è stato grande, hanno costruito asili, scuole, dormitori, ambulatori medici, maternità e tanto altro.

Vedere le persone che vivono in povertà sempre sorridenti e i bambini che giocano tutti insieme sul ciglio delle strade e quando ti vedono alzano prontamente la manina a farti un cenno di saluto è molto bello, loro sono contenti di vederci. La sera quando tornavamo a casa dopo una giornata di lavoro, davanti al cancello c’erano ad aspettarci i bimbi che vivono all’interno del Cottolengo, ci correvano incontro e ci prendevano per mano chiedendoci poi una caramella, erano felici di ricevere una semplice ”Sugus”.

Siamo stati lì quattro settimane, abbiamo lavorato tanto, alle volte mi guardavo intorno e mi dicevo che sarebbe stato impossibile riuscire a fare tutto quello che c’eravamo prefissati di fare, vedevo tutti i locali in rifacimento ma nessuno finito e i giorni trascorrevano inesorabili, poi, però la nostra voglia di fare e di riuscire ci ha premiati, alcuni lavori non siamo riusciti a portarli a termine ma sapevamo che due volontari si sarebbero fermati alcune settimane in più e altri due sarebbero arrivati subito dopo il nostro rientro in Svizzera. Loro hanno poi terminato i lavori, ho visto le foto, sono stati bravissimi. Era gratificante vedere che tutto quello che facevamo era apprezzato tantissimo, ogni piccola cosa per loro era tanto. Oltre ad aiutare gli uomini nella ristrutturazione, noi donne ci recavamo nella cucina delle suore di clausura a cucinare per noi volontari, per i sacerdoti e per i seminaristi. Le suore ci dimostravano la contentezza nel vederci ogni giorno correndoci incontro e dandoci un abbraccio esclamando la frase “Deo Gratias”.

È stata un’esperienza indimenticabile che mi rimarrà nel cuore, abbiamo lavorato tanto e la sera eravamo stanchi ma vedere che il nostro lavoro era molto apprezzato ci faceva dimenticare la stanchezza e ci dava la carica per affrontare un nuovo giorno. Eravamo un bel gruppo compatto, sempre pronti ad aiutarci l’un l’altro e la sera prima di andare a letto disputavamo una partita a scala 40, una sola perché alla mattina la sveglia suonava alle 6:20 e ci accordavamo sul da farsi del giorno dopo. Consiglio questa esperienza perché è una lezione di vita, soprattutto per i nostri giovani.

Irma e Franco Crameri – Rinaldi

Kenya, Nairobi, Tuuru: un’esperienza da non perdere!

2023-2024 Ristrutturazione alloggio operatori/missionari

La mia curiosità per Tuuru non era nata sul momento; l’avevo coltivata ascoltando i racconti di mia figlia Fabiana e di mio nipote Matteo, che avevano già visitato il posto. Credevo di avere un’idea chiara di cosa aspettarmi, ma mi sbagliavo profondamente. Otto anni dopo la loro visita, mi è stata chiesta una mano come volontario al Cottolengo. La permanenza sarebbe durata circa un mese, da metà dicembre a metà gennaio. Conscio delle storie di Fabiana, mi sono lasciato convincere e incuriosire. Ero ben consapevole che non sarebbe stata una vacanza all’insegna del relax su spiagge soleggiate e bagnate da acque cristalline, ma l’animo avventuriero ha prevalso e, dopotutto, non partivo da solo. Oggi tutti hanno la possibilità di viaggiare e di vivere esperienze straordinarie da raccontare poi ad amici e familiari.

Arrivato con valigie piene di oggetti che per me avevano perso ogni utilità, ho subito realizzato l’immensa valenza che ancora possedevano agli occhi di chi li riceveva. Le persone lì non possiedono nulla e ti osservano con curiosità. A volte, basta davvero poco, come una caramella, per regalare loro un momento di felicità. Dal loro volto, oltre alla sorpresa per il dono ricevuto, traspare una gioia profonda che ti fa comprendere quanto noi siamo fortunati.

Al Cottolengo c’è lavoro per tutti, senza limitazioni; ognuno contribuisce con ciò che sa fare meglio, supportandosi a vicenda. Non mancano momenti di allegria tra noi e con gli aiutanti locali, che riescono a farsi capire attraverso disegni o gesti. E quando questo non basta, qualche parola in “pusciavin” fa miracoli.

Il tempo vola tra un’attività e l’altra, e quasi senza accorgercene, Natale e Capodanno sono già alle spalle. Devo ammettere che questa cosa non mi ha dispiaciuto affatto! Era quasi come se il mondo fosse tornato alla normalità. Mi sono reso conto che, nonostante possediamo di tutto, ci portiamo dietro anche tanto stress!

Il giorno della partenza, nonostante il forte richiamo di casa, mi rendo conto di aver stretto molte nuove amicizie sincere, che lascio con tristezza, chiedendomi se avrò mai l’occasione di rivederle.

Nella valigia, a parte qualche souvenir, non rimane nulla. Il bagaglio più prezioso è quello che porto dentro: ricordi indimenticabili e lezioni di vita apprese da chi ha molto meno di noi. Un’esperienza che ha riacceso in me molti valori ormai persi.

Chissà, forse ci tornerò…

Marco Lardi